Nella mitologia greca, Icaro, figlio dell’inventore Dedalo e di Naucrate, una schiava di Minosse, venne richiuso con la sua famiglia nell’isola di Creta dal re Minosse, nel labirinto costruito proprio da suo padre per il Minotauro. Per poter fuggire, Dedalo costruì ali provviste di penne e le attaccò ai loro corpi con la cera. Malgrado gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto, Icaro si fece prendere dall’ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al sole, il calore fuse la cera, facendolo cadere nel mare dove morì. Il padre arrivò sano e salvo in Sicilia dove costruì un tempio dedicato a Febo Apollo, in memoria del figlio.
La nuova collezione di Haute Couture per la Primavera/Estate 2025 di Schiaparelli disegnata da Daniel Roseberry s’intitola “Icarus”. “La haute couture è ricerca di perfezione e nasce dall’amore – spiega infatti Roseberry -. Ma c’è anche un senso di dovere. Non dimentico mai che ho il privilegio di guidare quella che è forse l’ultima grande maison risorta. È una gioia, ma anche una responsabilità, migliorare sempre. La Haute Couture aspira a raggiungere vette straordinarie; promette una fuga dalla complessità del nostro tempo. E ci ricorda che la perfezione ha un prezzo. Quanto in alto possiamo arrivare, noi couturier? Fino al sole e agli Dèi che ci permetteranno di salire”.
IL VIDEO della sfilata della collezione ICARUS
Per questa collezione direttore creativo della maison ricorda di essere stato ispirato dalla visita a un antiquario che vendeva nastri degli anni ’20 e ’30. “Mi hanno fatto venir voglia di viaggiare nel tempo, di disegnare silhouette che potessero evocare l’haute couture del passato” spiega il designer americano che dal 2019 è a capo della storica maison, che ha fatto sfilare anche, tra cui Kendall Jenner, sotto l’oro del Petit Palais davanti a un pubblico di star, tra cui Carla Bruni-Sarkozy, l’attrice americana Kelly Rutherford e le attrici francesi Géraldine Nakache e la filippina Leroy-Beaulieu.
“All’inizio di questa stagione di Haute Couture spiega Roseberry – mi sono ritrovato a cercare ispirazioni cromatiche antiche e insolite. Così ho scoperto un negozio di antiquariato che custodiva nastri degli anni 1920 e 1930. Prima della guerra, molti di questi nastri venivano prodotti a Lione e distribuiti in tutto il mondo. Ma con l’occupazione tedesca della Francia, molti di essi furono nascosti, perdendosi per un po’ nella storia”. In pedana molti outfit sono avvolti infatti in quei nastri. “Il nuovo non può essere anche elaborato, barocco, sontuoso? Si chiede lo stilista. “La nostra ossessione per ciò che è moderno potrebbe essere diventata un limite? Ci ha forse fatto perdere immaginazione?”
Tutto è iniziato dai colori dei nastri. Burro, zafferano, verdi pavone sbiaditi e marroni che ricordano il pane tostato. Quest’ultimo colore è stato chiamato “toast”. Poi c’è un particolare punto di grigio caldo, color “visone”. Roseberry è partito dai colori per viaggiare nel tempo, immaginando silhouette che richiamassero la Haute Couture del passato. Così, dopo mesi di studi sulla moda dei grandi maestri di diverse epoche, Madame
Grès, Charles Frederick Worth, Paul Poiret, Yves Saint Laurent e Azzedine Alaïa (“Non per copiarli, rassicura, ma per imparare da loro”) lo stilista è arrivato alla nuova collezione.
Le silhouette rendono omaggio a più di un secolo di ispirazioni: le forme sinuose e fluide degli anni 1920 e 1930, che definisco “liquid Deco” prendono vita in georgette di seta delicata, ricamata con perline giapponesi e montata su corsetti in toile francese che scolpiscono fianchi affilati. Sono state riprese le giacche dalle spalle importanti allungandole, abbinate a gonne a colonna minimaliste in raso doppio, tagliate in sbieco nello stile di Vionnet.
Oltre alle forme, sono state sperimentato nuove tecniche di lavorzione. Così il blazer Schiaparelli più classico è in ultrasuede, ricamato con fili di seta satinata. Le piume prima immerse nella glicerina per appesantirle leggermente, poi le sono state spazzolate con la cheratina, ottenendo così una texture simile a quella dei costumi di Ginger Rogers. All’epoca, negli anni 1930, quell’effetto si otteneva con pelliccia di scimmia.
La seconda età d’oro della Haute Couture, gli anni 1950, è reinterpretata attraverso silhouette rigorose e riproporzionate: un abito baby doll con linea a trapezio è stato abbassato sui fianchi, imbottiti per bilanciare la linea del busto. Questo capo è realizzato in un satin cuir spesso e lucente, decorato con i simboli della maison Schiaparelli (la serratura, la colomba, l’anatomia) in ricami tridimensionali e arricchito da migliaia di gocce di quarzo fumé. Un omaggio ad Elsa è visibile in un abito plissé con scollo all’americana in tulle di poliammide color sabbia, che dona struttura, peso e modernità impossibili da ottenere con la seta. Negli atelier, hanno perfezionato la tecnica per costruire corsetti in toile, rivestendoli di strati sottili di lana e cotone, sopra i quali viene perfezionata la tecnica per costruire corsetti in toile, rivestendoli di strati sottili di lana e cotone, sopra i quali viene teso raso di seta elastico, creando un effetto impeccabile.
Ogni look è stato curato con la massima attenzione, come se fosse una piccola opera d’arte, incluse scarpe e borse, trattate come gioielli e decorate con tecniche artigianali, dal cordoncino Matador alle rosette in resina.
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