La voce circolava da mesi, oggi le conferma: dopo 27 anni, Donatella Versace lascia il timone della maison fondata dai suoi fratelli, Gianni e Santo Versace, accontentandosi del ruolo di chief brand ambassador per l’azienda che porta il suo nome.
Al suo posto arriva da Miu Miu, brand di punta del Gruppo Prada, il suo giovane direttore creativo, Dario Vitale.
Il cambio di poltrona è un segnale chiaro, che rende molto probabile il matrimonio del brand della Medusa con il Gruppo Prada, ovvero l’acquisizione dell’iconico marchio italiano da parte dell’italianissimo Gruppo di Patrizio Bertelli e di Miuccia Prada, dall’americana Capri Holdings, che ancora ne detiene la proprietà. Il passaggio di proprietà sarebbe molto confortante, visto lo shopping di marchi italiani da parte dei gruppi francesi degli ultimi venti anni. Bravi Bertelli e Prada che segnano un punto a favore dell’Italia per la serie, “aripijammoce chell ch’è nuost”.
Nel settembre 2018 l’azienda era stata ceduta dalla famiglia al gruppo Michael Kors Limited e nel gennaio 2019, la Gianni Versace S.r.l. è entrata a far parte del gruppo Capri Holdings Limited per 1,8 miliardi di euro (2,12 miliardi di dollari), creando un nuovo gruppo del lusso assieme a Michael Kors e Jimmy Choo, mantenendo Donatella Versace alla direzione creativa del marchio di famiglia.
Con l’uscita definitiva di Donatella dall’azienda creata dai suoi fratelli, si è chiusa un’epoca e si è aperta una nuova pagina, tutta da scrivere per il marchio Versace. Donatella, nel bene e nel male, ha raccolto il testimone dell’azienda di famiglia, dopo l’assassinio di suo fratello Gianni nel 1997, portando avanti la maison che porta il suo nome per quasi tre decenni.
Il suo successore, Dario Vitale è un designer italiano con un curriculum rispettabile, poco conosciuto dal grande pubblico, ma stimato nel settore. Dario Vitali ha 42 anni è nato nel 1983 vicino Napoli. Ha studiato fashion design all’Istituto Marangoni di Milano, prima di fare le prime esperienze da Dsquared2 e da Bottega Veneta. Da Miu Miu ha lavorato per 14 anni sotto la guida di Miuccia Prada, fino a diventare design director e responsabile dell’immagine del brand dal 2023.
Tuttavia l’addio di Donatella Versace sostituita da un giovane poco conosciuto, lascia perplessi molti addetti ai lavori. Dal suo canto, Donatella Versace ha continuato sulle orme di suo fratello Gianni a perpetuare la sua moda sensuale e glamour, mai scontata, ma privata nel suo ripetere i codici di suo fratello Gianni, di quel cambiamento reale che avrebbe reso il marchio contemporaneo. Abbiamo visto come Anthony Vaccarello è riuscito a dare nuova linfa a Saint Laurent, rispettando gli stilemi del suo fondatore Yves, ma riadattando il mood della maison ai giorni nostri, alle esigenze di una donna moderna e sofisticata.
Bisogna confermare che senza alcuna formazione accademica nel design, ma con un’istintiva capacità d’interpretare il glamour e l’audacia dello stile Versace, Donatella ha costruito una pagina fatta di sensualità e pop culture. Il suo legame con le celebrities è stato straordinario: dal celebre jungle dress di Jennifer Lopez ai Grammy Awards, la cui foto è su Instagram con il suo addio, alle recenti collaborazioni con Beyoncé, Taylor Swift e Dua Lipa.
“È stato l’onore più grande della mia vita portare avanti l’eredità di mio fratello Gianni” ha scritto su Instagram Donatella Versace, confermando che continuerà a essere la prima ambasciatrice del marchio.
Toni diversi da parte di Santo Versace che ha voluto rispondere a un’imperdonabile “dimenticanza storica” da parte del nuovo direttore creativo dell’azienda che ancora del resto, porta il suo nome: “Ho appena letto le dichiarazioni di Dario Vitale – ha commentato Santo Versace -nuovo chief creative officer di Versace cui faccio i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Ha ragione quando dice che il patrimonio unico di Versace ha plasmato la storia della moda, ma desidero anche ricordargli che l’azienda Versace è stata fondata nel 1972 da Santo e Gianni Versace, e che Donatella, sempre al fianco di Gianni, ha preso successivamente le redini della direzione creativa in maniera brillante, mantenendone vivido il dna fino ad oggi. Sono più che convinto che le sue parole siano dipese da una disattenzione e non certo da un tentativo di cambiare la storia, di per sé immutabile”.
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