Antonio Grimaldi per la sua nuova collezione di Haute Couture per la Primavera/Estate 2025, presentata in un video, si è ispirato alla favola di Ovidio tratta dalle Metamorfosi, che vede protagonisti Apollo e Dafne. Un mito divenuto un gruppo scultoreo in marmo del grande Lorenzo Bernini, custodito nella Galleria Borghese a Roma, città dove vive e lavora lo stilista.
La favola di Ovidio narra di Apollo che, a causa di una vendetta di Eros, è da lui colpito con una freccia d’oro che lo fa invaghire della ninfa Dafne, seguace di Diana. La fanciulla, invece, trafitta da un dardo di piombo, rifiuta l’amore del Dio e prega suo padre Peneo, divinità fluviale, di farle cambiare sembianze. L’opera rappresenta il momento culminante della metamorfosi di Dafne in albero di alloro. Bernini crea una messa in scena teatrale, nella quale l’occhio dello spettatore segue lo sviluppo della trasformazione.
Opere d’arte e mito si fondono quindi nella nuova collezione di Antonio Grimaldi, che in questo caso pensa “alla metafora senza tempo delle dinamiche di potere e violenza di genere”. Ma nella metamorfosi raccontata da Antonio Grimaldi, Dafne non diviene albero, ma trae dalla natura e dai suoi elementi la forza per ribadire la sua indipendenza e farsi scudo dalle pretese avanzate da Apollo, respingendolo e rivendicando il diritto all’autodeterminazione. Con la sua collezione, Antonio Grimaldi libera la donna, celebrandone indipendenza e forza.
La collezione è composta da 18 look. Nei ricami, risultato di una grande ricerca, c’è un’evidente ispirazione alla natura, con rimandi alle cortecce degli alberi e alle diverse specie: in ogni modello sembra avvenire una metamorfosi, attraverso busti con baschina ricamata in 3D, che però lasciano scoperto il corpo femminile, mostrando le gambe. Organze tagliate al laser dall’effetto tridimensionale danno volume alle gonne ricreando quelle che sembrano delle radici. Attraverso un gioco di cannette intrecciate si ricreano le cortecce, mentre l’effetto salice è conferito dall’utilizzo di frange di cristallo, e ancora, i ricami che ricordano un albero di mimosa, realizzati con grappoli di perle pendenti. Forte anche la presenza di borchie, che impreziosiscono le giacche e ribadiscono la forza e l’indipendenza femminile a contrasto con la libertà data da gonne di fluido chiffon.
Proprio come per la scultura del Bernini, l’evoluzione di ogni abito è visibile guardandolo da
diverse prospettive, in un dinamismo stilistico che continua a raccontare la metamorfosi:
come alcuni modelli che davanti si aprono in una gonna ricca di volume ma, se visti da dietro, presentano una silhouette delineata e sottile che disegna le linee del corpo.
Riproduzioni di guêpière e culotte di faille e taffetà, si pongono a contrasto con le parti
superiori dell’abito realizzate in organza bordata da un torchon di cristallo.
Nel racconto di questa metamorfosi rivisitata che fa Antonio Grimaldi, la forza femminile è
sublimata da una palette cromatica dominata da colori assoluti come nero, bianco seta, avorio, mou e da diverse nuance di rosa che partono dal pesca e giungono fino al glicine.
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