Sfila a Parigi l’Araba Fenice protagonista della nuova collezione di haute couture 2024/25 di Schiaparelli disegnata dal suo direttore creativo Daniel Roseberry, ispirata allo spirito libero e controcorrente della fondatrice della maison.
Lo stilista è partito da un evento del passato e da una mise indossata dalla couturier. Nel 1941, per il gala di apertura del ristorante Ambassadeurs a Parigi, Elsa Schiaparelli indossò un abito dipinto da Dunand, con una stola di piume di cigno, elegantemente avvolta intorno alle spalle. Si trattava di un omaggio alla grande ballerina Anna Pavlova, morta nello stesso anno, con la quale Schiaparelli veniva spesso scambiata per i suoi capelli corti e neri e i suoi lineamenti affilati. Ma se Pavlova è sempre stata associata al suo iconico balletto ne “Il Cigno Morente”, Schiaparelli è stata una sorta di Araba Fenice, una creatura magica il cui potere risiedeva nella capacità di reinventare sé stessa e la sua moda.
Nel marzo del 1932, la reputazione di Elsa Schiaparelli era già definita: imprenditrice
poliedrica, confondeva i confini tra moda e arte e tra vita e arte. Un enigma glorioso che
era un mistero o uno scandalo, che colpiva per la sua libertà, la sua mancanza di inibizione e la sua manifesta incapacità di preoccuparsi delle convenzioni. Tanto che l’amico Salvador Dalí arrivò a dire di lei: “Nessuno sa come si dice Schiaparelli, ma tutti sanno cosa significa”.
Il contesto di questa collezione, che onora il singolare potere di rinascita di Elsa, è secondo
solo alla sua formula. Ogni pezzo è chiaro nella sua silhouette e nella sua tecnica. È
possibile vedere le origini di ogni look, come ognuno sia passato dal bozzetto, allo studio
e al tessuto. Soprattutto, ogni abito è destinato a suscitare qualche tipo di emozione,
anche se—parafrasando Hemingway—un’emozione profondamente controllata.
Questo disegno più ampio è l’universo in continua espansione della maison Schiaparelli.
“Recentemente – svela Roseberry – mi è stato detto che la gente non compra Schiaparelli, la colleziona. Questo tipo di fedeltà è ispirata esclusivamente da un rapporto unico tra cliente e creazione. È questo che rende la haute couture così speciale: è l’espressione della
mia visione della maison oggi, libera dal marketing e dal merchandising. Ma è anche
qualcos’altro: un modo per onorare questo rapporto, uno dei più intimi al mondo, quello
in cui do alle donne il potere di rinascere, ancora e ancora e ancora”.
(Riproduzione riservata).