La dea di Rocco Barocco sfila a Pompei nel Teatro Grande

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E’ una dea vestita con un candido abito-peplo di seta, la figura femminile che appare sulla passerella del palco griffato RB, allestito al centro del Teatro Grande di Pompei, dove sfila la collezione di alta moda di Rocco Barocco. E’ il coronamento di un sogno, quello che avviene sullo sfondo dell’antica città sepolta dalle ceneri del Vesuvio nel 79 d.C. Era un desiderio conservato nel cuore da sempre per lo stilista partenopeo, nato Rocco Muscariello, 80 anni fa. “Ho voluto festeggiare il mio ottantesimo compleanno e cinquanta anni di lavoro in questa amata città, con la mia moda, realizzando un mio grande sogno. Quello di presentare tra queste rovine una sfilata che racconta il mio stile di ieri, oggi e domani e che parla della mia donna, femminile e sicura di sé e del proprio fascino”.

Ecco perché in passerella sfilano 80 preziosissimi capi di haute couture, indossati da 50 modelle, che per tre giorni hanno invaso anche la città moderna di Pompei, già piena di turisti attirati dal santuario della Madonna e dalle rovine dell’affascinante acropoli. Un luogo del mito come pochi, una città cristallizzata nello splendore dopo la furia dell’eruzione che ora grazie al direttore generale del Parco di Pompei Gabriel Zuchtriegel e al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha accolto il defilé dello stilista.

A presentare il fashion show e a raccontare la vita del suo amico di vecchia data, a un pubblico di 1500 persone, accaldate e assiepate al tramonto sui gradini dell’anfiteatro, è Marisa Laurito, che ricorda dapprima la telefonata che ricevette negli anni Ottanta, quando ancora era tra i protagonisti del programma-cult di Renzo Arbore, Indietro Tutta.

“Io vestivo con i suoi abiti – rivela – allora portavo la taglia 42. Bei tempi. Compravo i suoi capi in boutique, ma non lo conoscevo. Un giorno mi arrivò una telefonata: ‘Sono Barocco’. Io risposi pensando a uno scherzo: ‘E io sono la Regina Elisabetta’”.

Nato a Napoli, Barocco trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Perrone nell’isola d’Ischia, con i suoi otto fratelli. Si diploma capitano di lungo corso all’Istituto Nautico di Procida, ma già da adolescente lavorava in un piccolo negozietto, mentre portava avanti gli studi, Rino’s shop. Un giorno entrò una turista francese e riconobbe il talento del giovane. Fu lei a parlarne a Patrick de Barentzen e Monsieur Giles. “Dopo una lunga gavetta e con un pizzico di fortuna – ricorda Laurito – Rocco si trasferì a Roma nel 1962, cominciando a lavorare nell’atelier di de Barentzen e Giles. Nel 1964 diede vita con Giles a un sodalizio destinato a durare dieci anni. “Nel 1974 aprì il suo studio a Roma in piazza di Spagna e nel 1979, dopo i successi ottenuti con l’alta moda, presentò la sua prima collezione di prêt-à-porter femminile”. Da allora un crescendo di successi e di fama all’insegna di una femminilità ricca di fantasia e colore, con accenni delicati di sexy e l’apertura di una serie di licenze. Oggi ci sono quelle per i profumi, per le scarpe e le borse, per i bijoux e per gli orologi che tengono vivo e ben rappresentano il brand. “Un’erdità che andra a mio figlio adottivo Raffaele Barocco Miraglia, che lavora in azienda con me da 12 anni- come lui stesso rivela a poche ore dal fashion show- e che ora ha il ruolo di supervisore aziendale. Agli ospiti della sfilata viene donato al loro arrivo il profumo limited edition “Pompei Eterna”.
Infine, prima di dare inizio al fashion show Marisa Laurito e Rocco Barocco chiedono assieme un minuto di silenzio per la tragedia del crollo di Scampia, avvenuta appena 24 ore prima della sfilata.

La collezione è antologica e oltre alle nuove proposte mostra alcuni capi di archivio. Un vero colossal che si svolge accompagnato dalle note delle colonne sonore dei film Il Gladiatore” e “Pompei”. Le modelle escono da una quinta che riporta il logo retro-illuminato della maison e percorrono una passerella movimentata da una gradinata, che arriva vicinissima al pubblico. Dopo il peplo sfilano abiti dagli orli asimmetrici, very Anni Ottanta, cortissimi davanti e lunghi dietro, o mini tute con shorts e lunghe code.

I colori sono quelli delle antiche abitanti di Pompei, quelle donne bellissime e sensuali che ululavano lascive dai lupanari, per richiamare l’attenzione dei ricchi patrizi romani in vacanza e in vena di libertinaggio. Una palette che sfodera tutti i colori degli affreschi riemersi tra le rovine dell’acropoli. Il viola, il rosa, il porpora, l’oro, l’argento, l’arancio. Alcune mise sono ricamate tutte in speciali paillettes, che lo stilista spiega nel back stage, “riflettono la luce come specchi di acqua”. Molti long dress sono profondamente scollati dietro la schiena e decorati con cristalli Swarovski come gioielli. Un prezioso corsetto è fatto come un pavé di diamanti. Scintillanti collane e alti bracciali doppi sono negli stessi brillanti diamanti di cristallo e illuminano gli abiti più semplici, in raso, seta, in fluidi laminati, in preziosi pizzi, o in cachemire. Richiami all’archivio sono negli abiti da gran sera, in seta e in raso stampati con rose giganti. Non mancano i bianchi, i neri e le amate righe, come quelle dell’abito che chiude la sfilata, un vestito da red carpet, lungo, con la gonna ariosa, con le cuciture taglio sbieco delle righe perfettamente combacianti e invisibili, come solo un maestro dell’alta sartoria come Baracco poteva realizzare.

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